il Cambiamento

Ho scritto questo articolo in cui evidenzio alcuni fattori/elementi importanti per il cambiamento. Mi riferisco spesso alle abitudini, in quanto cambiare implica perdere delle abitudini e sostituirle con altre. Inoltre mi riferisco per semplicità ad alcune necessità di cambiamento urgenti e drammatiche, come le tossicodipendenze o l’alcolismo, ma in realtà questi punti valgono egualmente anche per cambiamenti di tipo psicologico, anche rispetto a problemi psicologici o anche psichiatrici (depressione, ansia, disturbi alimentari, ecc.); ovviamente adattando il contenuto a ogni situazione, come se parlassi di alcuni minimi comuni denominatori.
Naturalmente non è che basti leggere un articolo per smettere di drogarsi o di buttare tutto lo stipendio in una macchinetta o di distruggersi il fegato, vuole essere uno spunto di riflessione su alcuni “minimi comuni denominatori” sottostanti al cambiamento.
Non solo, questi fattori si riscontrano anche nell’acquisizione di abitudini positive e salutari, come fare esercizio fisico, socializzare di più, leggere, coltivare degli interessi, nutrirsi meglio, fare yoga, meditare, stare nella natura, a prescindere da vizi e dipendenze fisiche e psicologiche.
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Alcuni fattori di cambiamento

1) Una buona notizia: l’acquisizione di abitudini buone è favorita dallo stesso processo di inerzia che mantiene quelle cattive: dopo un po’ che si supera un vizio o una dipendenza non è più così difficile resistervi. Quindi lo sforzo non deve essere sempre lungo ed estenuante come ci si immagina quando si è “nell’occhio del ciclone”. La costruzione di nuove abitudini e l’abbandono di quelle da eliminare è l’unico modo per un vero cambiamento. Ivi incluse le abitudini legate all’atto in sé. Per esempio: se si è abituati ad andare sempre in un locale e a ubriacarsi (o con determinate persone) sarà meglio in quel locale non andarci proprio, quelle persone non vederle proprio. Se ci si vuole liberare dal fumo è meglio non rivedere gli amici con cui si ha sempre fumato, almeno per un po’.

2) Non si può separare l’aspetto da cambiare da tutto il resto del proprio sistema di vita, dalla propria routine, dal contesto familiare, lavorativo, sentimentale, ecc. Ogni prospetto di cambiamento deve calarsi nella realtà concreta in cui si opera.

3) Accettare di fare solo piccoli passi, purché costanti. Scrivere gli obiettivi, dargli una scadenza, controllare i risultati, riprogrammare, correggere, ecc.

4) Nel processo del cambiamento bisogna sempre accettare di fare due passi avanti e uno indietro. Quando va bene. Non scoraggiarsi per le ricadute, ma nemmeno cullarsi su questo.

5) Non pensare di liberarsi di qualcosa ora e per sempre, ma soltanto: oggi non fumerò, oggi non butterò soldi in pseudo-giochi, oggi non berrò, non mi fumerò una canna, non starò tutto il giorno attaccato al cellulare, starò attento alla guida, ecc. ecc.

6) Una volta superati vizi, dipendenze, cattive abitudini, nella vita si creeranno spazio, tempo ed energie (e talvolta anche soldi) per cose belle, gioiose, utili e costruttive. Questo è il principio della logoterapia (terapia del significato) di Viktor Frankl e anche dell’orientale Wu wei, “agire senza sforzo”; qui sopraggiunge il vero cambiamento, dove lo sforzo di volontà, importante all’inizio, viene sostituito da nuove energie che scorrono liberamente.

7) Tenere sempre a mente la frase di Nietszche: “Ogni amicizia che non eleva abbassa, e viceversa”. Frequentare persone, leggere libri e vedere film e andare in siti potenzianti e di aiuto, non traumatizzanti, deprimenti, terrorizzanti, in definitiva demoralizzanti e depotenzianti.

8) Non ancorarsi a un solo metodo, filosofia, sistema: per esempio enneagramma, bioenergetica, i 40 passi, human design, metodi alimentari, yoga, arte-terapia, teatro-terapia, psicoterapie, meditazioni attive, vipassana, Ho’oponopono, coaching, ecc.
Ma naturalmente neanche fare una macedonia in cui non si capisce più nulla, soprattutto se il cambiamento c’è ed è costante, e in tal caso a cosa attribuirlo. Questo non permette di distinguere i risultati dell’una e dell’altra attività e in tal caso rischia di far abbandonare una pratica che, se perseguita in modo corretto, darebbe buoni risultati.
Occorre invece capire e mantenere ciò che si rivela utile, eliminare il resto, dopo averlo testato almeno per qualche settimana. Individuare quale metodo riveli buone potenzialità d’aiuto fin da subito, per amplificarlo così
da provocare un effetto valanga.

9) Attuare subito o al più presto possibile le (nuove) attività del cambiamento, posticipare (sempre più in là) il cedimento alle cattive abitudini, se si pensa che non si riuscirà a evitarlo. “Ingannare la mente” dicendo che si cederà al vizio tra un’ora, tra 3 ore, tra un giorno, tra una settimana… ecc. In questo modo ci si allenerà comunque a resistere per sempre maggior tempo e si acquisirà maggior fiducia in sè stessi/e.

10) Un compagno di condivisione degli obiettivi (anche se diversi) e di verifica dei risultati, o anche il lavoro all’interno di un gruppo è un grande incoraggiamento e un grande stimolo. Anche in tal caso, verificare l’utilità, i risultati di questo metodo e di come viene applicato. Questo però può avere anche effetti controproducenti: se io mi trovo bene solo in un gruppo di auto-aiuto x alcolisti, se ho amici solo lì, questo non sarà un incentivo a farmi smettere ma al contrario a continuare, anche se consciamente non lo ammetterò.

11) E’ utile, anzi indispensabile tenere un diario, un report, una traccia scritta e obiettiva dei propri sforzi, miglioramenti e ricadute, ecc. E anche da quale livello si parte. Sia per non sottostimare i miglioramenti, sia per non sopravvalutare le ricadute.

12) La migliore soddisfazione e gratificazione è sempre implicita e intrinseca. È il fare qualcosa per il piacere di farlo o non fare più qualcos’altro per il piacere di esserne liberi. Le ricompense esterne provenienti dagli educatori, da parenti, partner o dal sistema giudiziario possono aiutare ma non sono determinanti.

13) Sono inutili grandi eventi super-pompanti (mi riferisco a corsi di breve durata, molto costosi, che finiscono lì), se questi non aiutano a costruire una routine quotidiana di nuove abitudini.

14) Last but not least, in realtà l’ideale sarebbe non avere proprio abitudini, o averne il meno possibile.

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